
I PESCATORI
di Pier Luigi Piro
La storia della produttività delle attività che nascono intorno alle aree lagunari appare chiara, infatti dal 1946 la Cooperativa La Peschereccia l’attività economica primaria diventa chiaramente la pesca vagantiva. Ormai è noto che il patrimonio lagunare veniva determinato dall’entratura del novellame dal mare che cresceva ed in parte lo fa ancora alimentandosi al naturale, e senza avere più la possibilità di tornare liberi al mare, anche per gli sbarramenti (cancelli a grate) che vengono storicamente gestiti dai pescatori che ne assicurano la pulizia costante e la manutenzione. Abbiamo parlato volutamente di pesca vagantiva o nelle casse di cattura per distinguerle dall’allevato che nulla a che fare con la cultura riconosciuta poi come “Presidio della Pesca Tradizionale” da Slow Food.
La pesca per lunghi anni ha rappresentato l’attività produttiva principale dove oltre mille pescatori si sono susseguiti nel tempo, tramandando di padre in figlio e poi inserendo anche lavoratori non necessariamente legato alla familiarità. Un antico mestiere che ha rappresentato e rappresenta l’eccellenza del prodotto ittico nazionale, pur – come è stato evidenziato precedentemente - non potendo mantenere livelli di produzione costanti dato che la pesca è determinata costantemente da fattori ambientali che ne determinano il risultato produttivo.
Per meglio dire, in un allevamento si possono garantire le quantità costanti determinate dalla semine degli avannotti, dall’alimentazione e soprattutto da una temperatura dell’acqua costante – che non scende sotto i 18 gradi – limite in cui il prodotto ittico si alimenta.
La laguna non è una vasca di allevamento, per questo il caldo, il freddo i venti, le maree determinano la montata verso il mare o l’addensamento delle quantità per la cattura, quindi rilevante il legame con la natura e con le sue condizioni.
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La pesca tradizionale negli ultimi 5 anni – che abbiamo preso a campione - ha prodotto fatturati oscillanti per una media annua di 2.198.599 euro considerato che nel 2024 il calo dovuto alla moria del 25 luglio ha avuto un decremento del 36%. Riteniamo interessante valutare di anno in anno i valori ricordando che a causa dell’abbassamento di livello di metil mercurio noto per la sua facilità di bioaccumulazione nelle carni dei pesci. Dal 2007 la Orbetello Pesca Lagunare è in regime di autocontrollo e la parte del prodotto che contiene questo valore, garantendo la quota necessaria alla salvaguardia della salute del consumatore.
2020 2.220.439,03
2021. 2,187,696,34
2022 2,533,202,79
2023 2,460.334,82
2024 1,591,327,26
Dal 2010 al fine del ripopolamento la società convenzionata ha programmato delle semine annue di orate atte a ristabilire l’equilibrio distrutto dagli eventi straordinari, poi messo in discussione dall’alluvione, oltre che dal bracconaggio e dalle predazioni di uccelli ittiofagi che in percentuali influiscono sulla redditività.
La pesca potrebbe e dovrebbe essere una grande risorsa anche per la tipicità del prodotto che viene considerato il pescato più ambito a livello nazionale, ma come ormai crediamo sia ben chiaro il futuro è determinato sullo stato di salute della stessa laguna come del resto tutte le altre attività che analizzeremo anche in ottica futura.
Il prodotto ittico è comunque alla base di almeno altre due attività produttive : la trasformazione dei prodotti tipici gestita nel laboratorio in località le topaie ad Albinia della Orbetello Pesca Lagunare ed il Centro di Degustazione dei Prodotti Tipici gestito della Cooperativa La Peschereccia.
La trasformazione nata precedentemente si trasferisce nel 2008 come già detto ad Albinia, un investimento per il quale sono stati spesi all’epoca circa 4.000.000 di euro strutturando un laboratorio pre artigianale dove si lavorano ancora i prodotti seguendo le tecniche antiche e tradizionali, con alcune ricette che risalgono ai tempi della dominazione spagnola. Tra i prodotti tipici sul quale era stato strutturato il piano industriale vogliamo ricordare le anguille sfumate, la preziosa bottarga di Orbetello, ed il filetto di cefalo affumicato. I prodotti che danno un senso anche storico alla gastronomia lagunare. .
Il Centro di Degustazione dei Prodotti Tipici è gestito della Cooperativa La Peschereccia e nasce a cavallo degli anni 2000 come sagra paesana, poi trasformata in circolo ed a seguire appunto in Centro Degustazione dove vengono somministrati esclusivamente prodotti tipici e locali compresa la materia prima.Inutile ricordare quanto gli eventi naturali vanno ad influire direttamente anche sulla produttività dello stesso centro, basti ricordare quanto danno ha prodotto nell’estate 2022 l’invasione dei moscini divenuto fra le altre cose argomento di discussione e comunicazione anche a livello nazionale. Questa attività vanta una presenza media negli anni che oscilla tra 40 ed le 45.000 presenze ed un fatturato che supera il milione di euro.
Se analizziamo i corrispettivi del Centro di Degustazione dei Prodotti Tipici possiamo valutare le potenzialità considerando il 2020 come l’anno del Covid con le criticità che si sono protratte fino alla primavera 2021. Nel 2022 l’invasione dei moscini – già citata precedentemente - ha determinato una perdita di incassi dal mese di luglio al mese di agosto per oltre (analizzando le statistiche) 150.000 euro per poi ripartire nel 2023 con il ritorno alla normalità annullato poi nell’anno 2024 dalla terribile moria.
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2020 827.912,66
2021 1.082.982,03
2022 1.066.063,73
2023 1.261.737,19
2024 920.435,67
Da questi dati è facile evincere quanto le condizioni della laguna possono influire sulla redditività delle attività economiche perché non dimenticato che il danno non è solo legato a chi gestisce la laguna ma a tutte quelle attività che vivono intorno alla laguna e che questo danno si ripercuote sulla collettività e syulla sostenibilità della stessa.