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LA STORIA

La storia della Laguna sembra sposarsi con una indescrivibile sinergia con la storia dei pescatori che dal 1946 si consociano e formano la Cooperativa La Peschereccia che nel 1960 sottoscrive il primo atto di convenzione con il Comune di Orbetello. Ma di chi è la laguna di Orbetello quali informazioni ci consegna la storia? Pietro Raveggi pubblica nel 1923 stampato dalla tipografia Toccafondi “  La laguna di Orbetello è proprietà comunale”  e secondo l’autore non ci sono dubbi la laguna è dei cittadini ed anche se negli anni muteranno  le situazioni non si può dimenticare il diritto di uso civico e quanto il decreto prefettizio De Maria (1805) ne tutela ancor oggi la disciplina della pesca è proprietà del Comune. Ormai è risaputo che la formazione della laguna di Orbetello risale a migliaia di anni fa, si legge ovunque che durante l’ultimo periodo Glaciale con il ritiro dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare alcune depressioni costiere si sono riempite d’acqua e fra queste la laguna di Orbetello. Ma in queste pagine vogliamo mettere a conoscenza il lettore ed il visitatore delle cose che non sono di pubblica conoscenza, portando alla luce quello che la storia ci ha insegnato.

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I pescatori definiti nobili hanno diviso la cittadinanza tra coloro che li amano e li considerano una risorsa  e coloro che ancor oggi li considera “usurpatori dell’uso civico … e per detto popolare ladri e vagabondi” noi siamo di parte ma non vogliamo tessere lodi o diffondere notizie pretenziose ma dare a tutti la possibilità di conoscere  la storia della laguna e dei loro abitanti.

La laguna di levante è sicuramente da sempre la parte più sensibile ai ormai più frequenti cambiamenti climatici anche perché essendo esposta a sud percepisce l’influenza dei venti del sud in particolare lo scirocco che influisce anche in modo deciso sul tasso di umidità. L’esperienza degli uomini della pesca racconta che lo scirocco soffia nei giorni a multipli di tre e può capitare nelle caldi estati di avere anche 9 giorni di caldo e umidità che possono condizionare come è già stato, l’ecosistema lagunare. Per dare una indicazione semplicistica delle direzione dei venti possiamo dire che il Levante soffia dalla collina di Ansedonia, lo scirocco dalla pineta della Feniglia e il libeccio da Porto Ercole. Però l’esperienza insegna che nella laguna di Levante il pesce cresce più velocemente proprio perché grazie all’influenza dell’esposizione geografica l’acqua si scalda prima e supera i 18 gradi che permettono alle orate ed alle spigole di alimentarsi prima al naturale. Inoltre e non è cosa da poco nella laguna di Levante ad oggi esiste un solo canale di collegamento con il mare presso la peschiera di Ansedonia mentre il canale preventivato ai piedi della Feniglia non è mai stato portato a termine.

Non so quanti di coloro che leggeranno queste pagine conoscono luoghi che sono stati oggetto di pesca, di bracconaggio e di importanti morie. Uno fra questi “La Voltata” o “Conca d’oro” tra Neghelli ed Orbetello Scalo, meta dei pesci in migrazione oppure il Perugino dove acqua ricca di ossigeno e di residui di mangime provenienti dagli allevamenti attiravano le compagne di pesci oppure le miniere altra zona stagna ove fra le altre cose i sedimenti minerari creano ancor oggi accumuli di metil mercurio nelle carni dei pesci costringendo la società concessionaria a stabilire un regime di autocontrollo per tutelare la salute del consumatore. Questi sono i punti dove un’opera di bonifica si rende essenziale e di facile struttura. Non torneranno più i tempi dell’acetilene, le lampade ad olio chinate sull’acqua per permettere al ragazzo sulla prua con la fiocina per colpire e catturare i pesci. Non torneranno più le stagioni con i dodici tesi per catturare quelle anguille che già Raffaele Del Rosso nel 1900 suggeriva di tutelare con fermi pesca che la comunità europea ha confermato dal 2020. Ma possono tornare i tempi con la conoscenza ove il pesce della laguna di Orbetello Pescato secondo le tradizioni della storia possa riprendere il suo valore assoluto sul mercato debellando una concorrenza proveniente da allevamenti esteri dove il costo del lavoro e la mancata attenzione alle principali norme sanitarie hanno determinato un costo medio del prodotto che ha condizionato il mercato.

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La laguna di ponente è esposta a nord ai venti di terra : ponente da Porto Santo Stefano, maestrale dalla Giannella, tramontana da Fibbia - Albinia e grecale  da dietro il Ceriolo. Ci sono due collegamenti a mare ma questo lo sanno tutti Nassa (Santa Liberata) e Fibbia (fiume Albegna ) entrambe peschiere storiche devastate dall’alluvione del 2012  tanto è che in un processo di ristrutturazione e di risanamento della laguna non può prescindere dal mettere in sicurezza le stesse ove Marcello detto Cello e Italo detto il Nocio hanno passato come guardiani gran parte della loro vita crescendo rispettivamente Alfredo e Marco oggi responsabili della peschiere. Si i pescatori venivano conosciuti per soprannome e non per nome e questo faceva parte della loro cultura, della nostra cultura. Il Babbone, Pipasecche, Sculle, Mangiaedorme, Bozzacchino, Lucianone e tanti altri hanno fatto la storia della laguna e sicuramente la loro esperienza valeva più di una laurea in biologia o in ingegneria idrodinamica, perché loro la laure più che meritata l’hanno presa all’università della vita con le mani nell’acqua. 

Oggi per salvaguardare la laguna ci si affida alle idrovore ed al pompaggio di acqua dal mare, 17 pompe distribuite tra il canale di Nassa e quello di Fibbia che sembrano siano considerate la panacea di tutti i mali. Come abbiamo più volte avuto modo di dire le idrovore era nate originariamente per prevenire le gelate. Infatti la storia racconta che nei freddi inverni la laguna con l’abbassamento rigido delle temperature gelava e grosse quantità di ittiofauna moriva per assideramento. Il ricordo degli Orbetellani e non solo lungo le sponde con i retini a raccogliere pesci colpiti dal freddo mi ha ricordato per un secondo un'altra scena che nulla ha a che vedere con il freddo. I cittadini alla ricerca del granchio blu, che dall’estate 2023 ha catalizzato l’attenzione dei media e la concentrazione di danni incalcolabili. Chiara Serracchiani ha raccontato attraverso scatti sapienti la filiera di questa specie aliena (alcune foto le ritroverete tra le pagine di questo portale) che ormai sembra avere trovato casa nelle accoglienti (per loro) acque lagunari. Neppure la violenta, ma purtroppo prevista moria del 25 luglio 2024 è riuscita sia pur nella sua crudezza a debellare almeno questo problema.

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